IN CARCERE PER AVER UCCISO UN CANE. PRIMA VOLTA IN ITALIA
Massacra un cucciolo di cane davanti a tutti per poi lasciarlo agonizzante in un cassonetto.
27 agosto 2009 - Fino a due anni fa per fatti del genere si rischiava soltanto una multa. Poi nel 2004 è arrivata la legge 189, che innalza le sanzioni pecuniarie e introduce la possibilità di condanna al carcere fino a tre anni per chi maltratta, tortura e uccide gli animali “di affezione”: i cani e i gatti.
Antonino S., quarantenne cagliaritano, docente di ingegneria all’università, forse non si era aggiornato. O forse pensava che la legge sarebbe rimasta lettera morta.
Il 12 ottobre ha deciso di compiere un gesto di vendetta contro Giorgio Giambroni, suo condomino in uno stabile alla periferia di Cagliari.
Un rapporto difficile, quello tra il professore e Giambroni: questioni relative alle spese di condominio, “futili sciocchezze” le definisce ora Giambroni: “Sono più di 350 le denunce che tutti noi condomini abbiamo dovuto
sporgere contro S.: io mi opponevo a lui per le decisioni condominiali, e lui si vendicava danneggiando le macchine, il cortile, i campanelli. Non solo i miei: il professore era in contrasto con tutti gli abitanti del condominio”.
Fino a quel giorno la rabbia del professore si era sfogata solamente su oggetti inanimati. Ma dopo l’ennesima visita infruttuosa alla stazione dei carabinieri, da cui cercava sostegno per i suoi contrasti con Giambroni e gli altri condomini, qualcosa scatta nella mente del professore.
Raggiunge con il suo scooter via Su Planu ed entra nella rampa delle scale. E’ l’ora di pranzo. Giambroni tiene in cortile due cani, una vecchia meticcia e la sua cucciola di 10 mesi: quando si allontana per la pausa pranzo alla più
giovane mette “una leggera catenella per impedirle di uscire in strada e perdersi, come era già accaduto. Mentre la madre ormai è abituata, non si allontana, e posso lasciarla tranquillamente senza catena” spiega Giambroni.
Antonino S. si avventa sulla piccola Travanera.
La cagnetta ha 10 mesi, pesa 3 chili, non può scappare perché è legata: non ha scampo. Il professore la strattona per strapparla alla catena, che cede subito. La signora Gabriella, una vicina, si affaccia alla finestra e urla di lasciare la cagnolina, ma il professore continua imperturbabile. “Mi hanno raccontato che la cagna adulta si gettava tra le gambe di S. per cercare di fermarlo e di salvare la figlia.
Ma è di taglia minuscola, non poteva riuscirci. E i condomini urlavano di lasciar stare il cane, ma S. non li ascoltava. Quel giorno – aggiunge – era il compleanno di mio figlio”. Il professore sbatte l’animale sul muro
ripetutamente, poi se lo carica sullo scooter e lo getta nel primo cassonetto della spazzatura che incontra.
La signora Gabriella nel frattempo non rimane con le mani in mano: chiama i carabinieri segnalando l’accaduto. Il maresciallo arriva sul posto, trova il professore, glichiede dov’è il cane. “Mi è caduto dallo scooter”, risponde
S., e si dilegua. L’ufficiale sente puzza di bruciato, controlla i cassonetti, trova la cagnetta agonizzante.
Inutile la corsa verso il veterinario: “Mi hanno chiamato per dirmi che non potevano far nulla, la spina dorsale era fratturata in più punti. Avevano bisogno dell’assenso del proprietario – si commuove Giambroni – per poterla sopprimere. E così l’ho dato”.
Il professore viene denunciato: è accusato di furto pluriaggravato per aver sottratto il cane al suo padrone e di maltrattamenti per averlo ucciso. Ma ancora “in stato di libertà”.
La signora Gabriella il giorno dopo chiama l’Ente nazionale protezione animali, che si interessa al caso e muove subito lo studio legale Rovelli (che patrocina gratuitamente l’associazione): in caso di processo, l’Enpa si costituirà parte civile.
Le indagini sul professor S. proseguono, e il 24 ottobre il Gip Maria Chiara Manganiello firma un’ordinanza di custodia cautelare in carcere: il professor S. viene ritenuto socialmente pericoloso, e per lui si aprono le porte del
Buoncammino, la casa circondariale di Cagliari.
Si tratta della prima persona in Italia arrestata e detenuta in carcere per il reato di maltrattamento su animali: un importante traguardo per tutte le associazioni animaliste che hanno combattuto prima per l’approvazione e
poi per l’applicazione della legge 189.
Tratto da Ifgonline.it
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