I lavoratori nelle liste nere.
Una lettera da leggere per riflettere....
Il Natale freddo dei lavoratori invisibili che sanno di essere nella lista nera
Questa è la sera della vigilia di Natale… molti saranno già seduti ad un tavolo, coi bimbi agitati per l’arrivo dei doni che corrono stanchi verso il divano …Questa è la sera della vigilia di Natale… con i bar, i ristoranti, le discoteche aperte e piene di mille luci... Questa è la sera della vigilia di Natale... dove tutti si faranno gli auguri e che sentiranno il calore della famiglia.
Ma questa è anche la vigilia di Natale di chi come me si trova solo oggi a scrivere di fronte alla schermo di un computer. Le mani che tremano per trovare i termini giusti. Per spiegare quanta rabbia, dolore e frustrazione si prova a vivere da invisibile in Triveneto. La mia azienda, la mia gloriosa azienda che conta più di cento dipendenti è in liquidazione. Sarebbe opportuno scrivere come si è arrivati a questa situazione e come noi dipendenti non sappiamo nulla di quello che succede se non per fughe di notizie, per fogli lasciati sbadatamente sui tavoli.
La mia azienda è leader in Italia per la costruzione di rivestimenti vetrati e metallici negli edifici. Lavoriamo in Francia, Spagna e in tutta Europa. Con la mia azienda ho costruito il quarto ponte su Venezia. Quello di Calatrava. Quello incredibile di cui tutti parlavano. La mia azienda ha contribuito alla costruzione del museo delle arti contemporanee a Roma. Quello sbalorditivo dell’architetta irachena.
La mia azienda non paga i propri dipendenti, oppure li paga saltuariamente. Da maggio di quest’anno la mia azienda non paga il 5, il 10 o il 15 del mese successivo. La mia azienda ha detto che paga il 20 del mese dopo, ma io non posso farlo a mia volta con il supermarket, con il negozio di vestiti, con le bollette, le farmacie. Poi ha cominciato a non pagare più, salta un mese, poi due. Nel frattempo chiude la mensa aziendale (perché non paga l’azienda catering) non paga gli anticipi cassa per chi va in cantiere. Non paga i fornitori. La fila dei creditori si ingrossa, e la coda di chi vuole parlare con la proprietà è lunga. Le urla le facce scure tutto fa presagire al peggio.
Ma il capo, lui è un uomo tutto d’un pezzo. Lui non cede e minaccia chi parla male dell’azienda, minaccia chi lavora per lui, minaccia vie legali, licenziamenti in tronco. Il mio capo non si ferma 5 minuti a parlare con noi operai per dire che non ce la fa a pagarci, sarebbe umiliante per lui, splendente sole borghese, dover scendere a patti con il popolo. Prima manda emissari e poi decide che il castello non deve dare spiegazioni. I sindacati provano ad entrare nel gioco ma vengono subito messi in un angolo perché chi minaccia e parla di sciopero si trova sbattuto fuori, senza lavoro, a pagarsi l’avvocato per avere gli ultimi stipendi.
Nel frattempo il nostro capo fonda una nuova azienda e la intesta ai figli, sposta capitali, si chiude sempre più nel mutismo per non rivelare nulla. Noi senza soldi da mesi. Arriva qualcosa, metà stipendio, dei rimborsi. Ma non sappiamo come procedere cosa succederà il giorno dopo. Le minacce diventano ancora più forti e i casi di mobbing più o meno esplicito sono all’ordine del giorno. Ogni mattina si fa la conta di chi resta, di chi resiste. Finalmente qualcosa comincia a trapelare: l’azienda deve tagliare e la proprietà ha già deciso chi è in lista bianca e chi in nera. E chi è salvo lo sa, gli viene detto. Hanno facce diverse e cominciano a parlare solo fra loro, hanno paura che il loro piccolo privilegio possa sciogliersi come neve al sole. La tensione diventa insopportabile.
Le ultime settimane chi resta, pagando di tasca sua le giornate di lavoro, senza carta igienica, senza sapone, senza toner per stampare, gira per gli uffici come uno zombie. Finge che tutto sia normale. Chi è costretto a fare più ferie possibili, a stare lontano dal lavoro. Chi ha avuto il dispiacere di stare fino all’ultimo giorno del 2009, l’anno orribile, racconta di una giornata senza sole. Di una giornata che sembrava il 3 di febbraio, pochi auguri, pochi sorrisi. Nessuno della proprietà a scendere e dire niente, a ringraziare per chi c’era ancora lì a tirare la carretta o ad aspettare un segnale, ci raccontano di una giornata fredda nel cuore del magnifico Nord-Est.
L’azienda è in liquidazione e questo lo si scopre quel giorno. C’è una richiesta di concordato, un taglio al personale enorme. L’azienda stà cedendo le preziose commesse (milionarie) alla nuova società dei figli. Chi è fuori licenziato, uscito non vedrà più un euro. Chi aspetta Tfr e chi rimborsi. Nessun soldo, nessuna speranza, nessun inverno al caldo.
Buon Natale Lorenzon Tecmec system di Noventa di Piave. Buon Natale e felice 2010 a chi può permetterselo.
Lettera firmata
http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=85465&sez=LADENUNCIADELGIORNO